Settembre 12, 2019

Il Problema Clinico

Nel contesto degli accessi vascolari per emodialisi, le linee guida indicano l’approccio ottimale nella creazione di una fistola nativa, ovvero la connessione diretta e per via chirurgica di una arteria e di una vena, che tuttavia non è praticabile in tutti i pazienti (non lo è, ad esempio, nei pazienti molto anziani o diabetici o caratterizzati da un elevato indice di massa corporea) e che tipicamente è pronta per l’accesso tramite ago da dialisi dopo 6-8 settimane dalla sua creazione. Per questo motivo, quando i vasi nativi sono compromessi o quando l’incannulamento è urgente (entro 24-48 ore dalla creazione dell’accesso) vengono usati graft sintetici, realizzati in poli-tetrafluoretilene espanso (ePTFE) o in poliuretano.

Tuttavia, i graft sintetici comportano un rischio permanente di trombosi, stenosi ed infezione; infatti, a 2 anni dall’impianto solo dal 30% al 40% dei graft per emodialisi risultano ancora pervi.

I meccanismi di fallimento più comuni per i graft (venosi) autologhi e per i graft sintetici, impiantati in distretti arterovenosi o arteriosi, sono la trombosi per attivazione piastrinica nel breve termine (≈ settimane) e la stenosi dovuta a iperplasia neointimale nel medio termine (≈ mesi).

L’attivazione piastrinica, che è il primo passo verso l’innesco di eventi tromboembolici, può essere causata dal contatto delle piastrine con superfici diverse dall’endotelio, ma anche da anomalie negli sforzi di taglio generati sulle piastrine dal sangue in movimento.

L’iperplasia neointimale, invece, è il processo di ispessimento dell’intima a causa della presenza, tra l’endotelio e la sottostante lamina elastica interna, di cellule muscolari lisce vascolari e di matrice extracellulare ricca di proteoglicani.

Anche se non c’è un consenso generale sul meccanismo molecolare che porta al fallimento del graft, i ricercatori concordano sul fatto che il denominatore comune alla base di attivazione piastrinica e iperplasia neointimale sia la differenza di proprietà meccaniche – in particolare di compliance radiale – tra i graft e i vasi su cui essi sono innestati. Questa differenza, nota come compliance mismatch, genera alterazioni nella fluidodinamica locale e quindi negli sforzi di taglio ad essa associati e concentrazioni di sforzo nella parete in corrispondenza dell’anastomosi